Alla vigilia di una nuova Finanziaria che favorirà gli industriali e penalizzerà i lavoratori e gli studenti medi e superiori si avverte uno strano clima nelle scuole italiane. Se da un lato gli studenti, sempre molto attenti ai problemi politici che riguardano la scuola, avvertono gli effetti venefici che questo governo sta avendo sulle loro condizioni di studio (e di vita, visto il precariato imperante) dall’altro lo stato di odiosa passività che spadroneggia all'interno dei luoghi di studio è insopportabile e indecoroso.
All'inizio di questo nuovo anno scolastico molti studenti si erano illusi riguardo a un autunno caldo, dove l'alleanza studenti-lavoratori avrebbe portato a un tentativo di mobilitazione permanente e continuativo per la cacciata di questo governo (propugnatore di politiche anti-sociali e imperialiste), ma ad oggi, aprendo gli occhi, si ritrovano nella stessa situazione presente lo scorso anno all'interno delle nostre scuole.
Il riflusso delle lotte, che è frutto del lavoro delle forze social-democratiche presenti in questo governo (in primis Rifondazione Comunista), riesce a concretizzare il proprio ruolo d’ammortizzatore di lotte sociali anche all'interno degli atenei di tutta Italia, tramite le varie sigle di collettivi e di varie altre organizzazioni, spesso direttamente riconducibili alla sinistra di governo.
Gli studenti medi e universitari sono affascinati e attratti dal movimento disobbediente che da Genova in poi si è ramificato ed insediato in numerosi collettivi. Purtroppo una parte della gioventù è spesso affascinata da falsi maestri alla Toni Negri (o da suoi novelli, e meno fantasiosi, epigoni).
Il 26 settembre scorso si è svolta nella facoltà di Psicologia alla Sapienza di Roma un’assemblea pubblica per discutere sul principale ostacolo che incontrano la maggior parte degli studenti italiani una volta approdati negli atenei ovvero il numero chiuso. Numerosi gli interventi che hanno sottolineato quanto questo problema gravi sul libero accesso alle università per gli studenti e riempia invece le tasche del baronato che controlla e gestisce queste industrie, che tutto fanno tranne che dare una decente formazione. Purtroppo non si evinceva da parte delle sigle studentesche nessuna voglia di attuare in tempi brevi un ciclo di mobilitazioni per la cacciata di questo governo che sta fortemente danneggiando la scuola pubblica. Insomma si avverte un distacco tra la “voglia di mobilitazione” degli studenti e la “voglia di frenare la mobilitazione” da parte di alcune sigle vicine al governo. Successivamente si è svolta una manifestazione nella giornata del 12 Ottobre indetta dall’Uds (Unione degli studenti) e dall'Udu (Unione degli Universitari), uno scarso risultato sia per il numero dei partecipanti, sia per la mancanza di una chiara posizione politica e per la mancanza di parole d'ordine contro questo governo che sta continuando ad attuare contro-riforme distruttive nel campo del diritto allo studio.
L'ultimo evento al quale abbiamo è stata la contestazione al segretario della Cgil Guglielmo Epifani, in un convegno organizzato dalla stessa Cgil dal tema “lavorare bene nell’università pubblica e di qualità”, tenutosi nell'aula magna dell'università Roma Tre. La contestazione si innesta nella scia di quella avvenuta l'anno scorso nei confronti del presidente della camera Bertinotti, ed è stata in sintesi una risposta di disapprovazione contro il pacchetto sul welfare del 23 Luglio votato anche dal segretario della Cgil Epifani, complice insieme alla sinistra governativa della permanente precarizzazione del mondo del lavoro.
Queste contestazioni sono sempre utili per far tornare a discutere gli studenti dei problemi che li riguardano e sono segno di un malcontento nei confronti delle politiche del governo e del sindacato (anche se talvolta, in un'ottica miope, legata solo a pubblicizzare la propria organizzazione, certe iniziative non vengono allargate alla partecipazione reale degli studenti, e rischiano di rimanere così solo eventi mediatici per pubblicizzare qualche sigla).