Partito di Alternativa Comunista

Argentina: l’aborto è legale!

Argentina: l’aborto è legale!

 


di Laura Sguazzabia

 

 

Il 30 dicembre 2020, dopo oltre 18 anni di lotte e dopo la delusione di due anni fa quando l’obiettivo sembrava quasi raggiunto, le donne argentine hanno ottenuto l’approvazione del progetto che garantisce loro il diritto all'aborto legale, gratuito e sicuro. 

Una vittoria tra luci e ombre
In Argentina fino al dicembre scorso l’aborto sulla carta era concesso solo in caso di stupro o in caso di pericolo per la vita o per la salute della donna, in virtù di una norma del Codice penale risalente al 1921. Ma queste eccezioni legali fino a oggi non erano state nemmeno applicate perché l’aborto è stato comunque criminalizzato, anche nei casi in cui era possibile accedervi. Oltre alle restrizioni della legge, la diffidenza delle donne a ricorrervi è stata favorita dall’atteggiamento conservatore di buona parte del personale sanitario che spesso ha denunciato donne che si rivolgevano alle strutture ospedaliere per ricevere assistenza a seguito delle complicazioni di un aborto spontaneo “diagnosticato” come illegale: clamoroso fu il caso di Belén, giovane donna privata della libertà per circa due anni e mezzo a causa di un aborto spontaneo nel 2014.
Questa situazione ha portato da un lato ad un aumento delle gravidanze indesiderate anche in età molto giovane (più di 7000 bambine e ragazze di età compresa tra 10 e 14 anni hanno partorito tra il 2016 e il 2018, spesso a seguito di stupro, secondo i dati di un rapporto della Rete argentina di accesso all’aborto sicuro) e dall’altro ad un ricorso alle pratiche illegali, per cui si stima che in Argentina circa 500.000 donne ogni anno abbiano abortito clandestinamente. Secondo un’inchiesta del Guardian, nel Paese 40.000 donne, nel 2016, sono state ricoverate negli ospedali pubblici per complicazioni dovute ad aborti illegali: fra loro, 6400 erano ragazze e adolescenti fra i 10 e i 19 anni. Almeno 65 ragazze sono morte dopo aver subito interventi illegali da mammane o incompetenti nel triennio 2016-2018, ventenni o poco più che adolescenti.
Oggi però l’Argentina fissa un traguardo storico entrando nel novero di quei pochissimi Paesi dell’America latina e dei Caraibi che consentono l'interruzione di gravidanza indipendentemente dal motivo per cui viene effettuata. Da oggi le donne argentine che ne hanno necessità potranno accedere ad un aborto legale, sicuro e gratuito fino alla 14esima settimana dopo aver firmato un consenso scritto e dopo un periodo massimo di dieci giorni tra la richiesta di interruzione della gravidanza e la sua esecuzione. Tutto questo è il risultato delle dure lotte delle donne, che in Argentina negli ultimi anni hanno dato vita a manifestazioni e movimenti di massa.
Nonostante l'importante vittoria, il “Progetto di legalizzazione e depenalizzazione dell'aborto” ha dei grossi limiti. Oltre a non prevedere finanziamenti specifici per la salute delle donne o per la loro educazione sessuale, oltre a non depenalizzare l'aborto eseguito al di fuori delle 14 settimane stabilite dalla legge continuando a perseguire legalmente sia le donne che gli altri soggetti coinvolti, l’inserimento dell’obiezione di coscienza, che autorizza i medici a non eseguire la procedura se non lo desiderano, limita di gran lunga l’applicazione della norma. L’obiezione di coscienza è stata inserita nel progetto di legge allo scopo dichiarato di renderlo votabile anche da parte di quei deputati e senatori che si erano mostrati titubanti nella passata votazione del 2018: un compromesso con i valori religiosi cattolici cui ha ceduto anche la legislazione borghese italiana nel 1978 con l’approvazione di tale clausola nel corpo della legge 194 e che oggi causa una quasi totale inapplicabilità dell’Ivg per le elevate percentuali di obiettori di coscienza nell’intero settore sanitario.
L’opposizione conservatrice si è dimostrata numericamente consistente, radicata nel tessuto politico e sociale del Paese, ed agguerrita durante tutta la campagna promossa in difesa del diritto di scelta delle donne: questa opposizione in cui l’influenza cattolica e dei gruppi evangelici è fortissima, ha già annunciato battaglia per far dichiarare incostituzionale la legge, ma soprattutto utilizzerà la clausola dell’obiezione di coscienza per favorire la non applicazione della legge. Non dobbiamo dimenticare che l’influenza religiosa è particolarmente radicata in quelle zone rurali e povere dove potrà avere un’influenza significativa non solo a livello culturale, ma anche pratico dato che spesso le strutture sanitarie di queste aree sono confessionali.

È una lotta per la vita delle donne
La possibilità legale di ricorrere all'aborto è una lotta per la vita delle donne. Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), ogni anno nel mondo vengono eseguiti 25 milioni di aborti non sicuri, 760.000 donne ricevono cure mediche per complicazioni legate ad aborti non sicuri e almeno 22.800 di loro muoiono. Le donne povere, delle aree rurali, appartenenti a minoranze etniche, migranti, giovani e meno istruite sono quelle che corrono il più alto rischio di complicazioni e di morte. Allo stesso tempo, queste donne sono le più vulnerabili, più frequentemente perseguite per il reato di aborto nei Paesi in cui ciò è previsto, approfondendo ulteriormente il divario di disuguaglianza e punendole in maniera doppia e tripla: emerge infatti una marcata disuguaglianza di classe per cui la donna che possiede mezzi economici può permettersi un aborto clandestino ma sicuro o andare in un Paese con una legislazione più aperta, mentre quella che non li possiede deve scegliere tra un aborto pericoloso e la maternità obbligata. Il ricorso all’aborto illegale sta aumentando in modo significativo anche nei Paesi in cui è formalmente concesso (Italia, Stati Uniti) o nei quali è sotto attacco (Polonia). Inoltre, la disperata situazione pandemica nel mondo e il crollo di tutti i sistemi sanitari hanno reso ancora più difficile l'accesso all'aborto, anche dove è legale. Alle già precedenti restrizioni o ai tagli dei finanziamenti governativi in materia, si è aggiunta ora l'impossibilità di dare risposte alla salute della popolazione mondiale.
Le necessità di interrompere una gravidanza indesiderata non si sono fermate con il Coronavirus, anzi, sono in aumento. Questa decisione personale e intima che compete solo alle donne è spesso mediata dalle condizioni sociali ed economiche. La crescita esponenziale della disoccupazione, la crisi sanitaria ed economica, l'aumento della violenza domestica e la quarantena che ha confinato migliaia di donne e ragazze insieme ai loro aggressori, sono motivi sufficienti per avere accesso all'interruzione legale di gravidanza.
Sotto il capitalismo, il diritto delle donne di esercitare una maternità dignitosa non è garantito, e questo in molti casi è ciò che le costringe a ricorrere all'aborto. Così come l'illegalità dell'aborto costringe alla maternità quelle donne che non hanno il desiderio di essere madri. Viene negato il diritto ad una educazione sessuale e a contraccettivi gratuiti, così come alla possibilità di abortire in sicurezza; o per la penalizzazione legislativa o per gli ostacoli e i tagli ai sistemi sanitari promossi dai governi al servizio della borghesia.
In Argentina le donne hanno dato un esempio di come affrontare questa lotta. Tuttavia, le direzioni femministe che hanno guidato quella grande "marea verde" hanno messo le speranze e le aspettative delle donne nelle mani del parlamento e negli accordi tra le alleanze legislative, con i risultati incerti che abbiamo provato ad illustrare.
Per noi, la lotta è nelle strade, senza alcuna fiducia nei parlamentari o nei governi. Senza essere una lotta solo delle donne, ma con la partecipazione di tutta la classe lavoratrice, perché solo con l’unione delle nostre lotte sarà possibile sconfiggere l’oppressione e lo sfruttamento.

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