Partito di Alternativa Comunista

Vendola e la pillola

Vendola e la pillola
L’ingloriosa fine della laicità pugliese
 
 
di Valeria Bianchino
 

In Puglia si sta operando l’ennesimo attacco ai diritti delle fasce sociali più deboli, in particolar modo delle donne.
Ormai due anni sono passati dalla cosiddetta “primavera pugliese”, ma al di là del clima primaverile, Vendola ed il Prc (e la sua Giunta “infausta”) di primavera di cambiamento sociale non vogliono proprio saperne, continuando a dimostrare una perfetta continuità con la politica economica e sociale della precedente giunta di centrodestra guidata da Raffaele Fitto.

Mentre il bilancio regionale prepara un regalo corposo alle gerarchie ecclesiastiche, pari a 13 milioni di euro per gli oratori parrocchiali, un’altra violenta polemica è scoppiata questa volta in tema di Sanità. La decisione da parte dell’assessore regionale alla Sanità, Alberto Tedesco, di sospendere la disposizione del direttore sanitario dell’Asl di Bari, Giuseppe Lonardelli, che aveva autorizzato la distribuzione gratuita della pillola del giorno dopo, ha creato un forte vespaio di polemiche e di rivolta generalizzata di medici e di associazione femminili e sindacali. L’intervento dell’assessore fa in modo che la “pillola del giorno dopo” vada ad essere classificata di colpo nella fascia C del prontuario farmaceutico, ovvero totalmente a pagamento.
La cosiddetta “pillola del giorno dopo” non va confusa con la pillola abortiva RU - 486, e serve a evitare delle gravidanze indesiderate. E’ un farmaco d’intercettazione della fertilità che va assunto entro massimo 72 ore dal rapporto, ed è una soluzione di emergenza e non un comune anticoncezionale.
In Francia dal novembre 1999 è distribuita gratuitamente anche nelle scuole (ottenendo la riduzione del 30% degli aborti tra le adolescenti); in Italia, invece, arriva in clamoroso ritardo rispetto ad altri Stati ed è in molte regioni interamente a carico di chi l’acquista, rilasciata solo con la prescrizione del proprio medico.
L’Italia, da sempre sotto l’influenza del Vaticano, è arrivata ultima  rispetto alle altre nazioni. E’ bene ricordare che fino al 1971, anno in cui fu abrogato dalla Corte Costituzionale, era ancora in vigore l’articolo 553 del Codice Penale, che vietava propaganda e uso di qualsiasi mezzo contraccettivo, punibile fino ad un anno di reclusione. Successivamente, anche e soprattutto grazie alle battaglie del movimento per l’autodeterminazione della donna, la legge 405 del 22 luglio del 1975 ha istituito i consultori familiari, il cui compito era quello di assistenza pubblica e gratuita. Negli anni successivi, nell’ottica di privatizzazione dei servizi necessari anche in tema di Sanità, i consultori sono stati pesantemente ridimensionati. 
La Puglia è la regione con il maggior numero di interruzioni di gravidanze da parte di giovanissime; nel 2005 ben 1152 adolescenti tra i 15 e i 19 anni hanno scelto di interrompere la gravidanza.
Unione e Cdl, alternatesi al governo nazionale, hanno di fatto decentralizzato alle regioni i poteri in materia sanitaria. Ogni regione decide dei ticket e dei piani sanitari e se si sforano i parametri stabiliti dal governo nazionale, bisogna tagliare i servizi e possibilmente aumentare la esternalizzazione ai privati, che spesso hanno legami con i politici locali.
Il tutto passa attraverso una logica aziendalista, dove il malato o chi ha bisogno più in generale di un servizio è un “utente” e chi deve offrire dei servizi pubblici, è ormai da anni, un’azienda sanitaria.
Naturalmente, anche nella Puglia del “comunista” Vendola e della sua “rivoluzione” gentile, l’ottica privatistica è la stessa, la stessa peraltro del centrodestra di Fitto, seguendo uno stesso filo di continuità che ha deluso chi credeva in un cambiamento sostanziale. Nessun cambiamento in vista! Anzi, proprio per confermare questa disastrosa continuità, il ministro della salute, Livia Turco, in visita qualche mese fa a Bari, ha elogiato il “riordino” sanitario fatto dai governi pugliesi che si sono avvicendati negli ultimi anni. E Fitto, sui giornali, ha rivendicato per sé gli elogi del ministro del governo Prodi.
L’ultima decisione in campo sanitario, quella relativa alla cancellazione della gratuità della pillola, a parte qualche dichiarazione contraria ed esclusivamente strumentale e di facciata del presidente Nicki Vendola, pressato soprattutto dalle polemiche che si sono scatenate in seguito all’annuncio del provvedimento, rientra chiaramente in un attacco complessivo che vede alleate lobby
Sicuramente la tutela della salute delle donne e un maggiore potenziamento dei consultori, indispensabili per garantire una corretta informazione soprattutto agli adolescenti sulle tecniche contraccettive, non rientrano tra le preoccupazioni del presidente Vendola impegnato com’è a banchettare con le gerarchie ecclesiastiche a cui stanzierà ben 12 milioni di euro per gli oratori.
Al governatore pugliese certamente non interessa sapere che se la pillola Norlevo ritornerà ad essere gratuita, sicuramente molte giovani donne potranno evitare di ricorrere alle sale operatorie, viste come l’ultima spiaggia.
Il Partito di Alternativa comunista pugliese rivendica non solo la gratuità del farmaco della discordia, d’accordo con i medici laici, le associazioni di donne pugliesi e i sindacati di base, che si sono schierati nettamente contro il provvedimento dell’assessore Tedesco, ma rivendica anche il potenziamento dei consultori alla base di un’informazione laica e libera contro le ingerenze della chiesa cattolica e in generale la cancellazione del piano ospedaliero Fitto-Vendola  perché il diritto alla salute delle masse popolari non sia legato alle logiche del mercato e del profitto, come i governi di alternanza borghese di centrosinistra e di centrodestra sono abituati a professare (e a mettere in pratica). politico-imprenditoriali e Chiesa cattolica.

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